Il saggio di Carlo Ghiringhelli è volto ad aprire gli occhi del lettore rispetto al binomio più dibattuto da filosofi e scienziati, quello di economia e politica. Cerca di far focalizzare il lettore sulla verità, perché non sia confuso dagli errori della cultura che ormai lo circondano.
Afferma con decisione: “il denaro non è la moneta”; compie un’analisi matematica della nostra società basata sul consumo smodato, che porta a una sproporzione della ricchezza e a una perdita dei valori; evidenzia la crisi economica e culturale da ciò risultata: non si può colmare il vuoto antropologico con le merci.
Le bollicine di bugie si articola come un dialogo tra tre personaggi: Maurizio, l’uomo della strada che vuole capire ciò che sta succedendo; Ugo, l’intellettuale che è lo studioso di questi fenomeni e ha letto molto; e Carlo, che rende consapevoli i dialoganti dei concetti e dei termini che usano, applicando la metodologia operativa del suo maestro, Silvio Ceccato.
Questo espediente narrativo aiuta il lettore a non perdersi tra concetti che potrebbero risultare difficili, ma gli permette di rimanere sempre focalizzato sulle riflessioni sagaci e puntuali proposte dall’autore.
Fine ultimo di Carlo Ghiringhelli è far scoppiare quella bollicina di bugie nella quale siamo intrappolati, per permetterci di comprendere finalmente il mondo che ci circonda.